Diminuzione dell’utile, pressione sui costi di gestione, insicurezza alla vendita: sono parecchi i colpi bassi che sta subendo il settore delle automotive, rimanendo silente agli angoli del mercato italiano ed europeo: il continuo dinamismo e la proiezione verso una globalizzazione della imprenditoria sta creando parecchi squilibri all’interno del commercio automobilistico. L’evidenza del cambio del mercato sta nella trasformazione da parte dei costruttori di diversi fattori, in primis per ciò che riguarda i ruoli di mandati di commissionari e i mandati di agente, che subiranno un totale stravolgimento.

A fare evidenza di ciò è Roberto Tosti, Presidente CNA servizi alla comunità, la quale ha voluto fare appello a quella fascia di imprenditori che ricoprono il settore automotive, in particolare i piccoli imprenditori individuali, possessori di concessionarie, che stanno vivendo un fortissimo disagio all’interno di un mercato che sembrerebbe evolversi e mutarsi senza tener conto dei costi da affrontare.

Diminuzione dell’utile

“I concessionari rischiano una forte perdita negli utili” afferma Tosti “questo perché si sta proiettando sempre di più il mercato verso una globalizzazione a favore dei commissionari, i quali rimarranno gli unici a fatturare, lasciando che gli agenti diventino dei semplici intermediari.

Secondo Stellantis, holding multinazionale olandese produttrice di autoveicoli, entro il 2030 il 25% delle vendite avverrà online. Il problema qual è? Che questo stravolgimento di mercato cambierà notevolmente sia i costi e i rischi, ma anche gli utili. Se per le case costruttrici questo è un enorme vantaggio, per le concessionarie e i piccoli imprenditori costituirà un grosso problema economico per ciò che riguarda gli investimenti utilizzati per la costruzione dell’impresa.”

Pressione sui costi di gestione

“L’aumento incessante dei costi delle materie prime sta mettendo spalle al muro il settore dell’imprenditoria, soprattutto quello delle automotive. I piccoli e medi imprenditori preferiscono chiudere anziché far fronte a sostanziose perdite aziendali, poiché i costi di luce, gas e servizi non sono più sostenibili e causano un grave deficit.

A tal proposito, penso sia doveroso ricollegare questo enorme disagio alle manchevolezze del governo su un’indipendenza industriale.

Dove è la parte politica che per anni ha combattuto per le centrali nucleari? Visto che Paesi più competitivi, come la Francia, la Svizzera, esattamente ai nostri confini, arrecano comunque danni all’Italia, ma mantenendo il costo di esportazione dell’energia elettrica (quindi viene pagata di più) e preferendo delle centrali elettriche a gas o carbone, di cui, tra l’altro, l’Italia non dispone sufficientemente della materia prima. Dunque le centrali nucleari costruite e dismesse in Italia non vengono riattivate in Italia per mantenere la sicurezza del Paese e rimanendo ai margini di questo mercato, e, al contempo, patendo le conseguenze del nucleare ai confini. Il problema è che avremmo potuto essere competitivi sul mercato e abbiamo lasciato campo libero all’Europa. Tra l’altro neanche le rinnovabili sono state sfruttate a dovere, essendo che l’Italia è una produttrice minima di energia alternativa.

In Italia si parla di evasione fiscale ma bisogna parlare anche di pressione fiscale che piega le società italiane, costringendole a spostare le proprie sedi in Stati esteri, perché non riescono ad andare in competizione con gli altri Paesi. Un esempio è il grano che non è competitivo sul mercato, perché il prezzo del costo del lavoro in Italia è molto più alto rispetto al resto d’Europa. Si vive così l’emigrazione delle società che creano un fenomeno in cui l’Italia si impoverisce.

 

Insicurezza alla vendita

“Il cliente risulta essere sempre più insicuro al momento dell’acquisto, questo perché il governo non lo mette in una condizione di sicurezza da quelli che sono i rischi e pericoli che può incorrere acquistando un prodotto che richiede un importante investimento. Essendo elevati i costi, il cliente vive una grande confusione poiché manca la continuità degli incentivi statali, che richiamano l’idea di un’insicurezza di mercato. Il governo dovrebbe avere ecoincentivi contributi continuativi, in modo da incentivare il cliente all’acquisto sicuro”

Scetticismo dell’ibrido

“Per ciò che riguarda l’ibrido” continua Tosti “ci sono diversi punti a favore e sfavore. In primis bisogna ricordare che si è puntato molto sulla produzione automobilistica del motore ibrido, ma che non c’è stato il boom di vendite previsto. Lo scetticismo nasce dal fatto che non si hanno ancora sicurezze in merito e che, la maggior parte dei clienti, ha fiducia verso il motore ad idrogeno e preferirebbe investire in questo”

Possibili soluzioni

“ Bisogna tener conto che” conclude Tosti “a conti fatti, immatricolato è molto basso e non sembra reagire da agosto 2021. Ma cosa sta facendo il governo per attutire questo?

L’ideale sarebbe un credito di imposta o fiscalizzazione del personale, comunque è necessario inventare qualcosa. Personalmente sono contro i finanziamenti. L’Italia ha bisogno dei finanziamenti che risolvono i problemi in maniera definitiva e mirata. La Calabria non ha bisogno di piccoli contributi e incentivi ai singoli, ma di qualcosa di definitivo che vada a creare occupazioni e faccia girare il mulino dell’economia.

Le aziende potrebbero, inoltre, ricevere risposte immediate attraverso l’Agenzia delle Entrate in merito a ciò che sono le rottamazioni sulle cartelle esattoriali, da cui lo stato può incassare i soldi necessari. Creando i presupposti adeguati, con il versamento da parte dei contribuenti ci sarebbe un ulteriore circolo.”